…I chose not to choose life

 

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Quando penso a Trainspotting ripenso alla mia adolescenza.

Quando penso a Trainspotting penso alle VHS perché la prima volta che l’ho visto è stato su quel formato.

Quando penso a Trainspotting penso alla volta che sono andata in vacanza in Scozia e ad Edimburgo sono andata a cercare Hanover Street percorrendola perché c’erano stati Mark Renton, Sick Boy e Spud. Poi penso anche al fatto che devo tornarci perché c’era un tour a tema e non ce l’ho fatta ad andarci.

Quando penso a Trainspotting penso al fatto che probabilmente c’è davvero il peggior bagno della Scozia, ma fortunatamente non l’ho beccato io.

Quando penso a Trainspotting penso che forse dovrei comprare un edizione dvd più aggiornata perché magari nel frattempo hanno messo dei contenuti extra veri a parte il trailer, mentre invece la mia non li ha.

Quando penso a Trainspotting penso che oggettivamente non saprei quantificare quante volte ho visto scritto il monologo di Mark Renton su banchi di scuola, muri e smemorande.

Quando penso a Trainspotting penso allo shock totale misto a crisi esistenziale di quando ho realizzato guardando Grey’s Anatomy che quel figo di Owen Hunt fosse, in realtà, niente meno che quell’odioso di Tommy.

Quando penso a Trainspotting penso a quanto io mi sia innamorata della cadenza scozzese.

Quando penso a Trainspotting penso a come tutto il cast mi si sia riproposto per vie traverse in gran parte dei film e delle serie televisive che guardo e guardavo.

Quando penso a Trainspotting penso a quanto la sua colonna sonora sia effettivamente uno spaccato musicale del periodo, anche perché ormai il Regno Unito datato anni novanta per me suona come Iggy Pop, i New Order, Blur, Lou Reed, Elastica, Pulp e molti altri.

Ma il pensiero di fondo di oggi, leggendo online e ripensando a Trainspotting è che oggettivamente non riesco a far pace con l’idea che oggi abbia compiuto davvero vent’anni.

BUON COMPLEANNO TRAINSPOTTING

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16 pensieri su “…I chose not to choose life

  1. Choose Life.
    Choose a job.
    Choose a career.
    Choose a family.
    Choose a fucking big television.
    Choose washing machines, cars, compact disc players and electrical tin openers.
    Choose good health, low cholesterol, and dental insurance.
    Choose fixed interest mortgage repayments.
    Choose a starter home.
    Choose your friends.
    Choose leisurewear and matching luggage.
    Choose a three-piece suit on hire purchase in a range of fucking fabrics.
    Choose DIY and wondering who the fuck you are on Sunday morning.
    Choose sitting on that couch watching mind-numbing, spirit-crushing game shows, stuffing fucking junk food into your mouth.
    Choose rotting away at the end of it all, pissing your last in a miserable home, nothing more than an embarrassment to the selfish, fucked up brats you spawned to replace yourselves.
    Choose your future.Choose life…
    But why would I want to do a thing like that? I chose not to choose life.
    I chose somethin’ else.
    And the reasons?
    There are no reasons.
    Who needs reasons when you’ve got heroin?

    Il monologo scritto da Irvine Welsh, nel libro da cui John Hodge trasse la sceneggiatura del film, è praticamente una poesia, bello come una poesia, potente quanto una poesia.
    L’ho ricopiai a suo tempo, lo scrissi su un poster, l’ho ancora incollato al muro e quando uscì il film provai le stesse emozioni, potenti: film epocale, tutto, attori, regista e sceneggiatore.

    Grazie per questo ricordo Blackgrrrl!!

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  2. Quando penso a Trainspotting, penso al trauma esistenziale dovuto alla mia prima visione del film in lingua originale.
    Quando penso a Trainspotting, penso al weekend a vedere Leith e tutti i posti di Trainspotting.
    Quando penso a Trainspotting, mi sento vecchio. Troppo vecchio.

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