Lo chiamavano Jeeg Robot (Gabriele Mainetti – 2016)

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Ne approfitto ora che ho almeno una percentuale accettabile di ossigeno che arriva al mio cervello per scrivere perché altrimenti finisce che non lo faccio più (grazie influenza). Sono andata a vedere Lo Chiamavano Jeeg Robot un paio di settimane fa e sono uscita dalla sala esaltata in modo assurdo come (trattandosi di un film sui supereroi faccio un paragone sui generis) solo dopo essere uscita dalla proiezione di Captain America: The Winter Soldier e chi mi conosce sa che dicendo una cosa del genere sto facendo un complimento al film di Mainetti grosso come una casa. Volevo riordinare le idee, poi tra una cosa e l’altra e in ultimo l’influenza ho dovuto cedere ed aspettare tempi migliori.

Tecnicamente sarei in ritardassimo sulla tabella di marcia, ma invece NO! Alla fine sono sul pezzo lo stesso perché ieri hanno annunciato le nominations ai David di Donatello 2016 il film è in corsa per ben 16 premi e sono meritatissimi.

Gabriele Mainetti, il regista, l’ho conosciuto per caso alcuni anni fa, quando c’era ancora coming soon television. Nonostante in quel periodo ci fosse già la tristezza infinita del ciclo perpetuo di trailer, qualche volta sui pasti mi capitava di beccare uno spazio dedicato ai cortometraggi. Un giorno mi sono ritrovata a vedere il corto di Tiger Boy diretto da lui, e il fatto è che me lo ricordo ancora benissimo perché vuoi la particolarità del personaggio, vuoi la crudezza del soggetto mi era piaciuto molto il lavoro fatto.
Quando ho sentito parlare di Lo Chiamavano Jeeg Robot per la prima volta parliamo di un anno fa, al Lucca Comics prima e poi al Festival del Cinema di Roma, non avevo idea ci fosse lui alla regia, o meglio ci ho messo un secolo a capire che stavamo parlando della stessa persona alla regia. Quindi se prima a vederlo ci sarei andata un po’ per il cast (vi piacciano o no gli attori italiani non mi interessa) perché Santamaria e Marinelli sono oggettivamente bravi, poi perché ormai ero curiosa e un po’ per avere argomenti da sfoderare davanti al solito branco di leoni da tastiera che invadono i commenti delle pagine di cinema (vi giuro che la mia vita non è cosi triste, ma ogni tanto l’occhio ti cade e ti sale il genocidio), una volta collegate le cose la voglia di vedere il film mi è aumentata ancora di più.

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C’è che vi dovete arrendere all’evidenza che anche in Italia si riescono a fare cose originali e con un certo appeal sul pubblico, perché che vi piacciano le produzioni italiane o no questo film è davvero fatto bene oltre che essere autoironico e innovativo soprattutto per il nostro paese, nel senso che nonostante magari l’idea di un supereroe coatto, a naso, vi possa sembrare quanto di più assurdo mai proposto, la realtà dei fatti è molto diversa.

Vedendo Lo chiamavano Jeeg Robot, prima di tutto, mi sono esaltata tantissimo perché non ci sono mezze misure per il politically incorrect. Ci ho trovato cose che di solito capita di vedere più che altro nei fumetti (cioè intesi come carta stampata) e quindi ci allontaniamo anche da quel mondo patinato dei cinecomics americani di più recente produzione, ad eccezione di Watchmen di Snyder perché forse quello per violenza ci si avvicina un pochino.

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Come per le storie classiche di supereroi c’è la genesi ed il setting losco di turno e il film di Mainetti non si fa mancare nulla scavando anche nella malavita romana, con spaccio di droga e la camorra. Lo chiamavano Jeeg Robot è un film dai toni molto cupi, i temi sono tanto attuali quanto crudi e gli scenari non lasciano spazio all’interpretazione, ma si prestano alla perfezione per lo sviluppo della trama con una scrittura brillante in grado comunque di strappare una risata allo spettatore, poi c’è l’immaginario nipponico dell’omonimo cartone animato che tutti abbiamo visto anche solo di sfuggita a fare da collante ed espediente nella narrazione.

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Parlando, in senso stretto, di personaggi ho trovato fantastico il modo in cui sono stati dipinti, ovvero degli insospettabili signori qualunque che travolti dagli eventi si trovano ad avere tra le mani le sorti di tante persone nel bene e nel male. Ed è per questo, ad esempio, che un personaggio come Enzo Ceccotti risulta credibile, grazie anche alla performance di Claudio Santamaria (Romanzo Criminale, Almost Blue, Torneranno i Prati) che come al solito si cimenta con personaggi cupi e in questa circostanza in particolare è bravissimo a svelare a poco a poco la vera personalità del suo personaggio fino a renderlo gradevole agli occhi dello spettatore. La vera rivelazione del film è un’attrice, Ilenia Pastorelli, che non conoscevo per niente, ma ho trovato perfetta nel ruolo di Alessia. E’ stata bravissima nel dare vita ad un personaggio tanto fragile, problematico e complesso ed allo stesso tempo forte e fondamentale nello lo svolgersi degli eventi.

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E poi c’è quello che si è rivelato il mattatore del film, un po’ perché i villain occupano sempre un posto privilegiato in termini di gradimento, ma sono convinta che non sarebbero riusciti a trovare di meglio sulla piazza nemmeno impegnandosi. Luca Marinelli (La Solitudine dei Numeri Primi, La Grande Bellezza, Tutti i Santi Giorni) è meravigliosamente sopra le righe nei panni dello Zingaro. Abbiamo a che fare con quel tipo di villain quasi caricaturale con manie di grandezza (e anche terribilmente attuale con delle critiche alla sovraesposizione mediatica), fisime (ormai rido quando vedo un barattolo di amuchina), gusto nel vestire piuttosto trash con una fissa per Anna Oxa e la Berte che one loves to hate e non può farne a meno.

Riassumendo, il film consiste in due ore di intrattenimento che consiglio a chiunque, soprattutto mi hanno fatto un sacco ridere quei disfattisti che prima ancora che iniziasse la promozione erano già pronti a parlarne male a scatola chiusa e invece ora urlano “CULT ASSOLUTO”. Siete bellissimi.

Concludo con due perle musicali strettamente legate al film, perché abbiamo anche attori che cantano e ci piace sbandierarlo.

31 pensieri su “Lo chiamavano Jeeg Robot (Gabriele Mainetti – 2016)

  1. Poche ore fa, sul blog della nostra collega doppia W, ho postato un mio commento ad una sua recensione al film “Perfetti sconosciuti”, in cui di fatto, malgrado alcuni importanti distinguo, manifestavo la mia incapacità ad apprezzare ed accogliere il cinema italiano contemporaneo.
    Ora, per una splendida coincidenza di intenti, leggo la tua come sempre bellissima prosa divulgativa (hai scritto una recensione con i controcosi, completissima, appassionata, piena di riferimenti utili per la comprensione dell’opera del cineasta Mainetti) e so che questo film e questo regista sono proprio uno di quei “malgrado” di cui parlavo sopra!
    Dopo la tua recensione, ho recuperato subito i cortometraggi (da “Tiger Boy” a “Basette”) ed ho aggiunto al mio personale immaginario, grazie a te, un altro grande autore!
    Eh, si, perché questo “Lo chiamavano Jeeg Robot” non è un exploit uscito così per caso, ma un punto di arrivo, una conferma clamorosa ed anche una grande promessa per un cinema italiano creativo, non squallidamente cinepanettonico, non provincialmente verdoniano e nemmeno autoreferenzialmente sorrentiniano.
    Ancora una volta, grazie di scrivere cose tanto belle, blackgrrrl!
    Buona Pasqua.

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    • Oh questo mi fa molto piacere sentirlo! sono contenta di aver fatto scoprire a qualcun altro qualcosa come quel gioiellino di Tiger Boy 😀 devo ammettere che invece Basette non l’ho ancora visto, ma più che altro perché ingenuamente non pensavo si trovasse in giro, dove l’hai visto? dimmi dimmi
      Spesso e volentieri sono quella che cade dal pero che magari ha avuto una cosa che cercava sotto il naso per mesi o anni e alla fine stupidamente non l’ha mai cercata.
      Mah, il fatto è che a me il cinema italiano piace, diciamo che è un continuo processo di scoperta perché sono molto esterofila, ma ci vado a vedere roba italiana. Diciamo che ho più problemi con la commedia di recente produzione e non riesco a fidarmi così a naso, so che è sbagliato, ma è così. Un po’ i cosiddetti “attori da commedia” e le produzioni medusa mi fanno passare la voglia, diciamo che ho finanziato ampiamente Rai Cinema in questi anni e ci ho sempre trovato cose carine. Comunque diventa un discorso pericoloso e soprattutto infinito, meglio tagliarla qui XD
      Per concludere, ci piacciono i drammoni, ma ogni tanto qualcosa di carino si trova anche tra le cose più leggere, diciamo 😀
      Se non l’hai visto ti consiglio Smetto Quando Voglio, che è tanto amaro quanto divertente, invece Perfetti Sconosciuti devo ancora recuperarlo, non sono convintissima, ma continuo a sentire pareri entusiasti, qualcuno ci avrà preso nel marasma generale.
      Poi ora credo mi odierai un po’ ma vedi un po’ tu, a me Sorrentino piace. sono gusti.
      Per il resto ti faccio anch’io tanti auguri di buona pasqua 🙂

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      • Primo: non ti odierei mai, perché hai tutte le caratteristiche per stare nel mio olimpo ed ossia sei intelligente, simpatica, capace di acume critico, orgogliosam pervicace e generosa.

        Secondo: siccome la vita è breve, tendo ad essere razzista, ma in modo particolare… amo le diversità, tutte ed amo i cambiamenti (“sasso che rotola non fa muschio”, giusto per citare un vecchio proverbio presente in tante linguie e citato spesso anche da Borges), ma faccio continuamente delle scelte di salvaguardia, come selezionare i mie guru personali (tra questi, come scrissi a suo tempo, ci sei anche tu) e se uno di questi eletti (aristocrazia del mio animo) dice qualcosa, anche una cosa che reputo sbagliata d’istinto, a differenza di tutti gli altri esseri umani, da Obama a Aung San Suu Kyi, considero sempre la possibilità di cambiare idea.

        Terzo: su Sorrentino è tutto molto complicato, ma cercherò di riassumere in questo modo… Sorrentino è a mio avviso un bravissimo regista ed ha diretto alcune delle commedie più belle del dopo guerra italiano, ma come uomo di cinema ha il terribile difetto della presunzione critica, per la quale tende ad auto-referenziarsi (come dire “questa scena sarebbe brutta, ma siccome l’ho fatta io, è un brutto che ha coscienza del suo essere brutto e quindi diventa bello”); il suo stile diviene arrogante, per colpa di quei giornalisti che lo sposano appieno e che autorizzano altri a “sorrentinarsi” senza averne le capacità, tenendo buona solo la parte auto-referenziante e facendosi spalleggiare da critici compiacenti; parlo quindi di una tendenza, un mood che ha poco a che fare con l’originale (un po’ come quei film che copieranno negli States l’essere scorretto di Deadpool o fracassone dei Guardiani della Galassia, creando copie che si rifaranno come modello agli originali, ma ne preserveranno solo gli aspetti superficiali).

        Quarto: quanto ho scritto sopra è fedelmente riportato sui commenti che feci tanto tempo or sono sui blog dei miei amici e colleghi Zack e Lapinsù, proprio a proposito di Sorrentino e del cinema italiano.

        Quinto: c’era un Quinto? Ah, no, non c’era, beh, allora Buona Pasqua, che ci sta sempre…

        Sesto: si che c’era un quinto (ora un Sesto)… Basette!! L’ho scaricato con download helper dalla pagina YouTube, tra l’altro in HD a 1080 progressive (come direbbero ad Oxford “’sticazzi!”)

        P.S. Grazie all’infornata di nomination del nuovo Premio Donatello (quest’anno pesantemente sponsorizzato e foraggiato da Sky Cinema) è stato ufficilamente annunciato che “Lo Chiamavano Jeeg Robot tornerà nei nostri cinema il 21 aprile per una seconda tornata di proiezioni in tutta Italia“.
        Dai, che ce la facciamo a spargere il verbo, Blackgggrl!!

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      • oddio grazie per il link! 😀 che scema sono, bastava cercare stupidamente su youtube e tra l’altro è bellissimo. Ci metti Lupin III e hai gia vinto a mani basse.

        Condivido il tuo tipo di razzismo culturale, io cerco di concentrarmi sempre su quello che potrebbe piacermi già d’istinto, ma a volte vengo pervasa da buonismo e voglia di spaziare 😀
        Questo tuo parere su Sorrentino non lo condivido in pieno ma apprezzo che ne riconosci la bravura, comunque mi piace l’argomentazione. Diciamo che ha assunto un suo stile nel tempo, che può piacere o no, a me personalmente non ha mai dato fastidio però mi rendo conto che non tutti la pensino come me.

        Tornando a noi invece l’hanno dato per ufficiale che torna in sala in tutta italia il 21 aprile? ma che bello *_* ci torno. Ma tu sai per caso se la premiazione la danno solo su sky cinema o anche per noi porelli senza abbonamento? perché quest’anno che mi interessa davvero vorrei vederla 😀 Sperando che sia organizzata un pelo meglio degli anni scorsi anche se credo (e spero) che un’edizione peggiore di quella con Ruffini conduttore sia difficile da bissare XD

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      • E visto il link postato dal prode Kasa, non dimentichiamo Velocità Massima, che invito a spulciare e guardare, filmetto ben fatto e meno scontato del previsto e molto più vero dei vari Fast&Furious

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  2. Mi ero perso la recensione e devo dire due cose:
    a) mi è salita la scimmia (che era già alta)
    b) ho riso come un demente su: cade l’occhio e sale il genocidio

    Ma io sono un dio gramo e piccolo di spirito.

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